Quando postiamo un selfie su Facebook, siamo davvero consapevoli delle implicazioni di questo gesto? Cosa sto comunicando? Chi lo vedrà? Se qualcuno la vedesse tra dieci anni cosa penserebbe?
La pagina satirica The Humor Train ha postato qualche giorno fa questa foto, con un intento ovviamente umoristico.
È un’immagine sicuramente forte, che fa riflettere non poco sulla rivoluzione che ha travolto il nostro modo di comunicare, di mostrarci, e quindi la nostra stessa identità.
Ai tempi della prima nonna, la massima esposizione mediatica di se stessi era una foto-ritratto, in posa e adeguatamente vestiti. Ritrovarla dopo anni nell’album dei ricordi di famiglia, è un momento di commozione e tenerezza, che ci riporta in un’epoca lontana.
Ma è la seconda situazione quella verso la quale ci stiamo dirigendo. Gli album dei ricordi non saranno più dei pesanti volumi polverosi custoditi in un cassetto, nell’intimità delle nostre case, ma saranno sempre più pubblici e disponibili per tutti, on line.
Questa foto è divertissement, esperimento di fantasia, ma basta osservare quello che abbiamo intorno quotidianamente e il modo in cui noi stessi spesso siamo travolti dalla frenesia di condividere la nostra immagine a tutti i costi, per capire che non siamo molto lontani dalla realtà.
Soprattutto i più giovani dovrebbero acquisire la consapevolezza che ciò che fanno oggi on line, quello che scrivono, postano e condividono, resterà lì e potrebbe ritorceglisi contro in un futuro prossimo o anche molto lontano, quando pensavano di aver messo da parte certi comportamenti e di aver cambiato immagine.
La rete non dimentica e se oggi la necessità di ricorrere all’oblio si fa così insistente è soprattutto perché noi stessi riflettiamo poco sulle nostre azioni di oggi e che domani si traformeranno in una memoria perenne, ma non sempre degna di essere ricordata.
L’intelligenza artificiale stringe rapporti con l'editoria e le testate, assorbendone il punto di vista e perdendo l’imparzialità.
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