Siamo di fronte all’ennesimo capitolo della sfida tra Unione Europea e Google. Infatti dopo le accuse di posizione dominante e distorsione della concorrenza mosse al colosso statunitense, questa volta la Commissione Europea interviene per rafforzare i diritti degli editori nei confronti dei portali web, Google ovviamente in testa, annunciando di voler riformare e rendere più moderna la legislazione sul diritto d’autore. L’ipotesi più probabile è che in futuro Google, e Facebook ad esempio, saranno costretti a pagare gli editori per la pubblicazione delle notizie. Gli obiettivi della Commissione e di questo provvedimento sono duplici: da un lato proteggere l’industria editoriale e dall’altro garantire il pluralismo e la qualità delle informazioni online.
Finora infatti Google (e Facebook, anche se in modo diverso) decidevano liberamente secondo i propri algoritmi quali notizie – e in che ordine- presentarle all’utente, senza pagare nulla ai siti di informazione, che ne detengono la proprietà intellettuale. Di questo “buco normativo” si lamentavano già da tempo gli editori, in grave difficoltà a causa dei cambiamenti epocali avvenuti nella raccolta e diffusione delle informazioni.
La Commissione Europea attraverso questo provvedimento punta a estendere i “neighbouring rights” (i “diritti connessi” al diritto d’autore, che non riguardano l’opera in sé, ma come viene offerta al pubblico) che finora riguardavano le etichette discografiche, le case cinematografiche o le emittenti radiotelevisive, anche ai prodotti editoriali che producono informazioni. Questa evoluzione si inserisce all’interno di un più ampio programma di riforma del copyright lanciato dalla Comunità Europea e che mira alla costruzione di una legislazione unica per tutti i Paesi europei, limando le differenze tra i vari stati e creando regole che permettano a tutti di giocare una battaglia ad armi pari, arginando lo strapotere di Google.
Big G potrebbe comunque fare la voce grossa, e rimarcare il proprio ruolo di leadership nell’informazione magari chiudendo la sezione Google News (proprio come fatto qualche anno fa in Spagna, quando lo stato elvetico aveva cercato di imporgli il pagamento del diritto d’autore), oppure potrebbero mollare la presa proprio gli editori, arrendendosi di fronte a un calo del traffico dei siti (proprio come accaduto in Germania).
Insomma, siamo solo all’inizio del braccio di ferro tra i grandi motori di ricerca e l’Unione Europea, tra il diritto d’autore e il ruolo di “agenda setting” svolto da Google, tra l’editoria – che produce il contenuto – e Google che lo distribuisce, potenziandone visibilità e raggiungibilità. Vedremo solo a metà settembre, quale sarà la via europea per risolvere queste istanze e quali saranno le implicazioni per l’utente.
L’intelligenza artificiale stringe rapporti con l'editoria e le testate, assorbendone il punto di vista e perdendo l’imparzialità.
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