Qualche mese fa la Corte di Cassazione con la sentenza n.13161 del 24 giugno aveva stabilito la durata temporale del diritto di cronaca sul web, due anni. Dopo questo intervallo di tempo sulla pubblicazione online di notizie riguardanti un determinato soggetto, si sarebbe fatto valere il diritto all’oblio e alla privacy -cioè la possibilità di richiedere la de-indicizzazione di un contenuto riferito a un evento passato-.
Oggi siamo di fronte a un’ennesima tappa di questa eterno duello tra diritto a essere informati e diritto alla privacy, una diatriba che avanza a suon di sentenze. L’ultima è quella del Garante della Privacy che – attraverso la newsletter – dichiara infondato il ricorso di un imprenditore che chiedeva di deindicizzare un articolo pubblicato online, a suo parere lesivo nei confronti della sua web reputation, in quanto la pubblicazione si riferiva a un episodio non rilevante per l’opinione pubblica perché avvenuto tra il 2005 e il 2009. Di diverso avviso invece il quotidiano secondo il quale l’articolo non riattualizzava un evento superato, ma dava un aggiornamento sugli sviluppi di questa storia, nello specifico un rinvio a giudizio che coinvolgeva il ricorrente.
L’Autorità ha sostenuto la tesi del quotidiano dichiarando infondato il ricorso e scrivendo un altro capitolo nella storia del diritto all’oblio.
Secondo il Garante infatti, il trattamento dei dati dell’imprenditore è “riferito a fatti rispetto ai quali può ritenersi ancora sussistente l’interesse pubblico alla conoscibilità della notizia in quanto, pur traendo origine ad una vicenda risalente nel tempo, i successivi sviluppi processuali, oggetto della recente pubblicazione, ne hanno rinnovato l’attualità”.
Dopo questa sentenza appare ancora più difficile stabilire la “scadenza di una notizia” e del suo interesse pubblico e il suo rapporto con il diritto alla privacy a priori, i confini vengono definiti caso per caso.
Nel web nulla si distrugge, i contenuti si trasformano e spesso persistono in un continuum che raramente trova un “the end”.
Ecco perché diventa particolarmente importante oggi prendersi cura della propria identità digitale in maniera professionale e strategica, senza sperare che il passare del tempo faccia svanire i contenuti dal web. Il diritto all’oblio non è un buco nero all’interno del quale svaniscono improvvisamente i contenuti negativi col trascorrere del tempo.
L’intelligenza artificiale stringe rapporti con l'editoria e le testate, assorbendone il punto di vista e perdendo l’imparzialità.
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