Gli impegni mai mantenuti oggi hanno un peso diverso. Gli strumenti di distruzione della credibilità sono alla portata di tutti, è bene che i politici ne tengano conto.
Su Prima Comunicazione parliamo di coerenza politica nell’era dei social network.
Una divinità greca pressoché sconosciuta ai più è Horkos. E probabilmente c’è un motivo se non si è mai elevata al calibro di Afrodite o Atena. Horkos è la divinità, o demone, che personifica la punizione verso chi giura (o promette) il falso. Il povero Horkos, perso da millenni, potrebbe essersi ritirato per stress da superlavoro. L’umanità sicuramente non è il miglior testimonial del rispetto della parola data, su questo fronte da sempre si distinguono in particolar modo i politici. Le elezioni sono l’incubo di Horkos, sa già che destino avrà la gran parte delle promesse fatte. In tal senso le elezioni 2018 non saranno un’eccezione ma anzi, se possibile, un potenziale apice data l’entità di risorse finanziarie richieste per realizzare gli impegni presi. In queste elezioni però molto altro è cambiato e dobbiamo tenerne conto. Siamo di fronte ad un punto di svolta: si è passati dalla campagna elettorale fatta dai candidati alla campagna fatta dagli elettori. La sintesi è chiaramente provocatoria ma nella sostanza dipinge bene quanto accaduto. Attraverso i social media ognuno è diventato un canale, uno strumento di propaganda delle proprie convinzioni e delle informazioni a supporto delle proprie idee. Si è passati tecnicamente da un ruolo di ascoltatore ad un ruolo attivo e partecipativo. Come se gli spettatori di uno stadio decidessero di entrare in campo a giocare la partita, segnare e, perché no, commettere qualche fallo sull’odiato avversario. Il termine “odio” non è una scelta casuale, analizzando i toni dei commenti tra utenti, non raramente, sono scaduti in vere e proprie risse verbali. L’emotività e l’aggressività registrata in rete è molto alta e preoccupante.
In questa fenomenologia gli elettori attivi nei social possono essere distinti in tre categorie. La prima sono i Supporter, si limitano ad una interazione minima posizionando dei like di apprezzamento ma senza entrare nell’arena o esporsi eccessivamente. Gli Ambassador che al contrario condividono contenuti politici in modo attivo, partecipano alle conversazioni, rispondono ai commenti ai loro post. A volte si trovano in conflitto verbale con le posizioni di chi non la pensa come loro. Infine l’Evangelist, il più energico ed instancabile. Quest’ultima categoria è estremamente preziosa per un partito, presenta una caratteristica convinzione inamovibile, quasi di fede, pubblica senza sosta messaggi e tesi a sostegno dell’idea politica e continui attacchi agli altri partiti. La loro specificità è quella di operare anche al di fuori dalla loro pagina ed andare utente per utente a fare proselitismo.
Tutto richiama chiaramente antiche memorie, mezzi nuovi, stesse dinamiche. Ciò che cambia è l’effetto. Dirompente, capillare e pervasivo. Abbiamo analizzato alcuni Ambassador ed Evangelist per comprendere come operano. Molto interessante è la modalità di interazione: spesso non vengono veicolate opinioni ma le parole stesse dell’avversario risultate nel tempo poi false. La distruzione della credibilità attraverso le sue stesse dichiarazioni presenti in rete. La memoria degli uomini è limitata ed approssimativa, quella della rete no. Ed è impietosa. Ce n’è, pur in gradi diversi, per ogni partito, in ordine sparso: Renzi dichiara la fine della sua carriera politica in caso di sconfitta al referendum, M5S dichiara che gli indagati devono essere cacciati per poi rivedere le loro regole dopo i fatti legati a Virginia Raggi, “Vaccini si/vaccini no” al mutare delle condizioni meteo, Berlusconi e il suo taglio delle tasse già dal 2003, ripetuto poi ogni anno, Salvini dichiara a più riprese “mai più alleanze con Berlusconi”. I casi sono innumerevoli e meriterebbero un libro intero, di taglio tragicomico. Rivedere in un video le dichiarazioni passate di un leader politico palesemente disattese ha un effetto psicologicamente più distruttivo della credibilità di qualsiasi dialettica. Lo si rivive mentre lo dice. Si fissa il suo volto. Oggi il passato ritorna. Il passato è sempre presente. È bene che i politici ne tengano conto, siamo nell’era digitale e devono confrontarsi con strumenti che mentre negli anni ’80 erano a disposizione solo dei giornalisti oggi sono accessibili a tutti con disarmante facilità. Vedo uno spiraglio di luce in questo meccanismo, chiunque oggi dichiari una cosa pubblicamente è come se facesse un giuramento di cui dovrà rispondere in modo indefinito nel tempo, pena essere attaccato incessantemente nella sua credibilità. Vedremo cosa accadrà a fronte delle importanti promesse fatte in questa tornata sui temi di reddito di cittadinanza, immigrazione e Flat Tax. Sarà interessante. Horkos è tornato, non è più uno ma ha la forma di milioni di voci e di occhi che tormentano per sempre chi in politica promette e non mantiene. Ed è, tutto sommato, il benvenuto.