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Caso CR7: il tifo contro il #MeToo

Che impatto ha sulla reputazione di una star internazionale un (presunto) caso di stupro? Se pensiamo alla potentissima onda emotiva innescata dal movimento #MeToo e a quanti ne sono stati travolti, la risposta viene da sé. L’impatto non può che essere devastante. Eppure, non è proprio così semplice rispondere alla domanda. L’onda #MeToo ha travolto una considerevole e autorevole fetta dello show biz americano, con riflessi e impatti, diversi, anche in Italia. Carriere del calibro di Harvey Weinstein, il più potente produttore americano, sono state spazzate via in un batter di ciglia dopo il susseguirsi dei coming out delle amici che hanno denunciato di aver subito i suoi abusi.

Un caso che ha scoperchiato una situazione gravissima rimasta sotto silenzio per anni gettando una pesante ombra sul mondo del cinema e dello spettacolo e che, naturalmente, ha contribuito ad aumentare la sensibilità dell’opinione pubblica, soprattutto quella americana, su un tema già delicatissimo. Si è generata un’onda emotiva, difficile da contenere, carica di simboli e tensioni sociali, una sorta di tribunale del popolo che funge da giudice e giuria spazzando via ogni malcapitato (che tale è fino a condanna) che si trova sulla sua strada. Oggi tocca allo sport e la questione si fa interessante: gli impatti sembrano molto diversi.

Poche settimane fa il giornale tedesco Der Spiegel ha acceso i riflettori su Cristiano Ronaldo pubblicando l’accusa di stupro da parte della modella americana Kathryn Mayorga, che ha dichiarato di essere stata violentata dal calciatore nel 2009 a Las Vegas. Il settimanale, accusato dagli avvocati di CR7 di aver riportato “accuse inventate e costruite sulla base di prove manipolate”, sostiene invece di essere in possesso di “centinaia di documenti” a sostegno di quanto riportato e di “non avere motivo di dubitare della loro autenticità”. Nelle stesse ore un analogo braccio di ferro si consuma tra il Real Madrid e il quotidiano portoghese Correio da Martha, Clic accusa la squadra spagnola di aver fatto pressione su Ronaldo, ai tempi dei presunti fatti, perché firmasse un accordo di 375mila dollari con la modella per metterla a tacere.

La squadra rigetta totalmente le accuse. Questi sono i fatti. Ma qual è l’impatto di questi eventi sulla reputazione di Cristiano Ronaldo, sulla sua squadra e sugli sponsor?  In America gli sponsor di Ronaldo sono preoccupati: Nike, con la quale il campione ha stretto un contratto a vita, si dichiara “molto preoccupala per le accuse inquietanti”. Situazione diametralmente opposta in Italia, dove Yamamay, il marchio di biancheria intima del quale CR7 è icona da FAI CAUSA A RONALDO Tifosi della Juventus su Twitter difendono Ronaldo condividendo parodie del movimento #Me Too. qualche settimana, non pensa minimamente di abbandonarlo, come ha spiegato all’Ansa l’ad del gruppo Gianluigi Cimmino: “Mai come in questo caso vale la presunzione di innocenza”, esordisce l’industriale. “L’immagine pubblicitaria è fortissima e il ritorno che stiamo avendo sulle vendite è elevatissimo”. Parole che sembrano pienamente confermate da quello che sta accadendo sui social, dove i tifosi sono scesi in campo per difendere il loro idolo, condividendo sui propri account parodie che ridicolizzano le accuse di violenza sessuale.

La dinamica è molto interessante. #MeToo questa volta si trova a fronteggiare un’altra forza emotiva altrettanto potente: il tifo. Il mondo del calcio, a differenza del mondo dello spettacolo, non ha generato un’onda che ha rafforzato quella emotiva ma una contraria, della stessa natura, che le resiste. Sarà istruttivo vedere quale prevarrà sull’altra. Per il momento il calcio non sembra essere scalfito. Produttori e attori protagonisti di casi di violenza sono stati epurati seduta stante dal sistema, Ronaldo è ancora nella lista dei candidati al Pallone d’oro (anche se qualche timida voce sui giornali inizia a chiedere un ripensamento su questa candidatura). Il caso CR7 è perfetto per spiegare come una crisi di immagine debba essere analizzata all’interno del sistema socio culturale e delle caratteristiche del mercato di riferimento.

Trascurare questi fattori significa errare completamente analisi, previsioni e gestione della crisi. Il tifo calcistico ha un sistema di valori distinto da quello sociale e regole di interpretazione non basate sulla razionalità, ma su una modalità fideista molto affine a quella religiosa. Per questa ragione è estremamente resiliente alle crisi di tipo sociale. Quando due onde emotive si scontrano, l’esito non è una dialettica ma due monologhi separati che non si intersecano mai realmente. Interessante il fenomeno dall’esterno, frustrante se si finisce all’interno. Chi tifa lo sa.

 

Andrea Barchiesi

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