Le azioni del leader non spiegano del tutto il successo o la caduta. C’è un altro attore fondamentale la cui velocità può ribaltare gli esiti.
Perchè oggi Greta Thunberg ottiene visibilità e ascolto planetario sui temi che Al Gore affrontava già 20 anni fa?
Ne parliamo su Prima Comunicazione di ottobre.
Osserviamo spesso fenomeni che emergono con forza, come ad esempio Greta, altri che si spengono, leader che prendono la scena e altri che la perdono. Queste dinamiche dipendono solo dal soggetto in questione? Sono in qualche modo prevedibili? È possibile governarle o possiamo soltanto subirle? Sono questioni cruciali dal punto di vista strategico, se fosse possibile comprenderle a fondo si disporrebbe di una importante capacità correttiva del percorso. Ed è tutta la differenza che corre tra guidare un’auto o salire su un bus di cui non si conoscono le fermate. Il dibattito attuale è tutto centrato sul leader (“Renzi sbaglia questo”, “Salvini quest’altro”), ciò implicitamente pone l’assunto che siano solo le sue azioni a determinarne il destino.
Ritengo si sottovaluti un secondo attore che ha spesso un ruolo primario: il contesto, chiamiamolo per ora semplicisticamente così, su cui il leader opera. È un insieme complesso di flussi di percezioni che costituiscono “l’anima della società”, le sue paure, le sue speranze e aspirazioni. Proviamo a rappresentare ogni flusso con un vettore (perdonatemi), quindi con una direzione e una intensità. Per fare un esempio il tema immigrazione è uno di questi, ha una direzione (il rifiuto) e una intensità (alta). Un leader che provi a cavalcare vettori ad alta intensità in modo inverso (contrario alla direzione) è destinato a forte perdita di consenso. A questo punto c’è un passaggio cruciale su cui molti leader e opinionisti scivolano inconsapevolmente: Questi vettori non sono fissi ma variano nel tempo (la sensibilità sul tema immigrazione o sul riscaldamento globale varia, il secondo è in fortissima ascesa negli ultimi due anni). Un cambiamento significativo fa perdere quindi la presa ai leader, e chi non comprende le reali ragioni mette in atto la strategia più errata: Utilizzare con maggior vigore i suoi cavalli di battaglia ottenendo una spirale sempre più negativa. Come se corresse sul posto con sempre maggiore intensità.
La realtà è che il leader è rimasto “indietro” rispetto ai flussi della società. Vi sono dunque due velocità di cui tenere conto, la prima è quella del leader stesso, della sua evoluzione, la seconda è quella dei flussi sociali. Riflettendo sulla base di questo modello identifichiamo due tipologie di personalità, la prima di tipo “fisso” i cui temi sono costanti, la seconda una tipologia “dinamica” che si rimappa progressivamente. Molti dei nostri leader attuali sono del primo tipo. Non vanno incontro al tempo ma è il tempo che incontra loro (o si allontana), matura nella loro direzione senza che in realtà si siano mossi. Greta Thunberg rientra in questa casistica. La società ha sviluppato una consapevolezza sul riscaldamento globale sempre maggiore, tecnicamente il vettore è passato da una intensità modesta ad una elevata e la sua direzione è virata verso un deciso supporto. A livello globale è forse stata la prima ad aver sollevato con forza il problema? È Greta stessa a rispondere a questa domanda il 30 dicembre 2018, quando dal suo profilo twitter posta una foto insieme ad Al Gore e lo ringrazia di essere stato “un vero pioniere” nella lotta per la salvaguardia dell’ecosistema globale. Ci ricorda che Al Gore ha iniziato a parlare di clima ben più di 20 anni fa. È datata 31 gennaio 1998 la sua relazione al California Science Center intitolata “The Digital Earth: Understanding our planet in the 21st Century”, dove afferma la necessità di “prevedere il cambiamento climatico”. Gore, pur se con mezzi imponenti, ha agito fuori sintonia dai flussi sociali del suo tempo e quindi non ha ottenuto risultati di mobilitazione globale.
Lo schema dei flussi nel tempo è mutato e oggi esprime una intensità e geometria del tutto diversa, tale livello energetico “necessita” di un catalizzatore che lo veicoli. Ma è un catalizzatore non un generatore. Avrebbe potuto essere un altro soggetto. È il tempo che ha incontrato Greta e non il contrario. Al Gore è in pratica rimasto in attesa alla fermata per un autobus che sarebbe passato solo 20 anni dopo. Salvini al contrario ha mostrato una leadership dinamica nella sua fase in cui ha abbandonato vettori non vincenti (Prima il nord) e ha cavalcato vettori emergenti in intensità (Immigrazione). È andato ad abbracciare il tempo. In questa fase attuale però sembra essere passato ad una modalità fissa, tuttora legato agli stessi argomenti che hanno perso di intensità inviluppandosi senza uscirne. In una società in cui il cambiamento è sempre più rapido e nevrotico un modello di analisi che sappia interpretare in tempo reale le correnti è fondamentale, non solo per la politica ma anche per i brand e le istituzioni. Chi non lo comprende è destinato a correre sul posto.
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