Focus

Il tempo dei terremoti social(i)

Sono alcuni avvenimenti a mutare il corso sociale o il cambiamento esiste già in silente attesa di un pretesto per manifestarsi? La mia rubrica per il nuovo numero di Prima Comunicazione.

 

Sono alcuni avvenimenti a mutare il corso sociale o il cambiamento esiste già in silente attesa di un pretesto per manifestarsi? Può sembrare una riflessione marzulliana ma è al contrario molto concreta: può farci comprendere i fenomeni tellurici che squassano periodicamente la nostra società. Minneapolis, maggio 2020. Un cittadino compra un pacchetto di sigarette, il commesso, convinto che la banconota fosse contraffatta, prima lo raggiunge all’uscita del negozio e poi chiama la polizia. All’arrivo, i poliziotti esortano l’uomo a uscire dalla propria auto, poi lo trascinano fuori e lo tengono immobilizzato per 8 minuti e 46 secondi con un ginocchio pressato sul collo. George Floyd, un afroamericano di 46 anni, muore soffocato. Si scatena un terremoto social e sociale con proteste in molte città e casi estesi di violenza. Del fenomeno due cose mi colpiscono, la prima è che i casi di violenza della polizia negli USA, stando alle statistiche, non sono affatto rari. La seconda è che il movimento Black Lives Matter non è per nulla nuovo. Nemmeno sulla Rete. L’hashtag #BlackLivesMatter compare per la prima volta su Twitter nel luglio 2013, subito dopo l’assoluzione del poliziotto che sparò a Travyon Martin, il 17enne nero ucciso in Florida. Nei cinque anni successivi, l’hashtag è stato utilizzato circa 30 milioni di volte solo su Twitter, circa 17 mila volte ogni giorno (dati: Pew Research Center). Ma è dopo la morte di George Floyd che ha un impatto senza precedenti sulla sfera mediatica e sul data space: tra il 26 maggio e il 7 giugno 2020, in soli 10 giorni, l’hashtag #BlackLivesMatter è stato utilizzato 48 milioni di volte, molto più di quanto successo negli anni precedenti; i video con l’hashtag #BlackLivesMatter su TikTok sono stati visualizzati 16 miliardi di volte in un mese. 16 miliardi, un numero su cui istituzioni, sociologi e marketer dovrebbero fermarsi a riflettere. Quindi abbiamo un terremoto colossale generato da una tematica già attiva e dormiente e un movimento che sembrava aver già giocato le sue carte migliori. Perché ha avuto un effetto così dirompente? Il video della morte di George Floyd, registrato da un cellulare e diffuso sui social pur essendo certamente tra i più disumani e toccanti non è stato la causa ma la scintilla che ha innescato una energia latente che scorre nelle pieghe della società. Questa energia, nella sua componente negativa, è alimentata da tutte le ansie, diseguaglianze, paure e sofferenze. La rete funge da serbatoio e da catalizzatore, connettendo i punti, accumulando tensione. Credo sia un meccanismo molto simile a quello delle eruzioni, la pressione sale fino ad un valore critico oltre il quale si entra in soglia esplosiva. A quel punto l’energia negativa attende solo una scintilla. E più aumenta la pressione meno la scintilla deve essere speciale. Se non fosse avvenuta la tragica morte di George Floyd l’energia avrebbe trovato semplicemente un altro detonatore e forse assunto un’altra forma. Pensate al movimento delle Sardine come sia nato improvvisamente a fronte di una tensione latente molto forte. Il loro innesco è stato sufficiente ad incendiare le piazze pur se chiaramente immaturi e impreparati. Lo stesso improbabile nome che hanno scelto mi fa pensare che la pressione avesse raggiunto livelli altissimi senza trovare altro detonatore che questi ragazzi. Anche il fenomeno MeToo presenta dinamiche molto simili, da un fatto per nulla nuovo si è creato un esplosivo risveglio collettivo che ha travolto figure di spicco in ogni campo. Anche quello calcistico. Ai terremoti poi si sa, seguono sempre gli sciacalli. Questo caso mette in evidenza come il sistema di valori della società nel momento specifico giochi un ruolo fondamentale. Anni prima la sensibilità sociale meno avanzata non avrebbe generato le condizioni tali da rendere MeToo un catalizzatore. Questi terremoti social sono un fenomeno nuovo, un altro prodotto collaterale dell’era dell’informazione. Quelli apicali si formano sotto due condizioni: energia latente molto alta e sensibilità sociale elevata sul caso “scintilla”. Il terremoto Greta Thunberg risponde esattamente a queste caratteristiche. Anni prima Greta non avrebbe potuto manifestarsi perché mancava soprattutto il secondo ingrediente. Al Gore infatti precedentemente aveva fallito pur con mezzi superiori. Non vorrei fare Cassandra ma il Covid ha aumentato molto l’energia latente negativa. Forse in futuro generemo delle detonazioni controllate per ridurre questa energia che scorre nella società ed evitare esplosioni incontrollabili in direzioni socialmente distruttive. Ingegneria sociale. Del resto gli antichi romani lo avevano capito, il Colosseo aveva una funzione simile.

Andrea Barchiesi

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