Mario Draghi è pronto per l’incarico di Governo. Uno degli aspetti che, in questi giorni, ha attirato l’attenzione di media e cittadini è la sua assenza dai social. Questo cambierà il rapporto tra politica e social network?
La mia intervista su SenzaFiltro:
“Proprio stamattina, mentre mi cercavi, ero in un’azienda che mi chiedeva: ma adesso che c’è Draghi, che non ha i social, come deve cambiare la nostra comunicazione? Intanto bisogna chiedersi perché Draghi non abbia i social e sono convinto che non sia una scelta. Nell’intelligenza artificiale c’è sempre una domanda che fa capire come alcune domande non abbiano senso, ad esempio La gallina ha le labbra? Una domanda provocatoria e senza logica che ci aiuta a riflettere sul fatto che proiettiamo schemi su soggetti o entità che a questi schemi sfuggono per ragioni strutturali.
Noi siamo sempre il nostro metro verso l’esterno, diventa un limite e vale anche per la questione di Draghi senza i social: lui appartiene ad un’altra generazione, altra tipologia e forma culturale indipendentemente da tutto e il social network è anche un abito che ti deve stare addosso. Non vuol dire che I social sono finiti e non uso a caso questa frase perché in questi giorni me la sono sentita dire o chiedere. Semplicemente i social cambiano perché cambiano i mezzi e i soggetti che li percorrono, sono come le strade. Credo quindi che la posizione di Draghi influenzerà un certo understatement e magari ci saranno meno grida negli stili manageriali e negli stili politici. Ricordiamoci comunque che i social network resteranno primari nella politica perché nessuno vorrà più rinunciare alla disintermediazione o tornare indietro; la stampa non recupererà più la centralità dell’informazione, le rimarrà il peso importante dell’approfondimento ma non più la paternità dell’informazione politica di prima mano. I social network stanno crescendo e cambiando con noi ma non lo vediamo perché ci stiamo a contatto tutto il giorno, tutti i giorni.
Per noi che li studiamo da tempo anche in chiave predittiva, l’aspetto più evidente è come si sia contratto il ciclo di saturazione: i cicli politici, con questa sovraesposizione mediatica costante, diventano molto più brevi. Il problema dei politici è che non l’hanno ancora capito perché si sono ubriacati della spettacolarizzazione che i social hanno regalato loro nell’immediato. Il riscontro istantaneo che offre un social network sta ingannando molti di loro che si fermano all’apprezzamento o alla reazione negativa del momento da parte di follower o cittadini e non prestano minimamente attenzione al medio lungo periodo, che invece dovrebbe essere il tempo della politica”.
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