A due anni dall’inizio della pandemia la disinformazione dilaga ma è possibile sia solo la spia di un male ben più pericoloso. Ne parlo nella rubrica mensile su Prima Comunicazione.
I social sono un grande laboratorio di ricerca. Dove poter testare e comprendere. Da anni studio la disinformazione, più comunemente fake news, sin dal caso stamina nel 2013 in cui abbiamo fronteggiato col Ministero della Salute la pericolosissima ondata di illusione messa in piedi da Vannoni (cure staminali) e che ha trovato anche la sponda dei media come le Iene. Da santo osannato alla condanna per associazione a delinquere e truffa il salto non è piccolo. Sapevamo dall’inizio che non fosse un santo, al massimo un santone. Ma le false speranze corrono veloci in rete, è difficile contrastarle e al contrario con molta facilità chi ci prova passa per essere il cattivo. La disinformazione negli anni è molto cresciuta ma ancora non c’è la consapevolezza che questa pervada molti aspetti rilevanti della società. Ma torniamo in laboratorio, passo molto tempo a discutere nei social con i Novax, per capirne la psicologia, le ragioni, i meccanismi mentali. Sperimento argomenti e strategie di comunicazione. Dati e fatti, iniettandoli in rete e studiandone gli effetti. A tal punto che oggi potrei argomentare da solo.
La prima osservazione e che sono molto simili tra loro, quasi da sembrare indottrinati (e non lo sono). La seconda è che nei miei esperimenti nessun novax ha mai mutato la sua posizione. I dati oggettivi diventano falsi perché manipolati dal potere. La realtà invalidata da una sfiducia verso tutto ciò che è fuori dalla loro portata culturale (ed è molto). Al contrario qualsiasi cialtrone che suffraga le loro idee è un uomo libero e illuminato. Se poi viene allontanato dalla comunità scientifica nel loro mondo rovesciato accade perché diceva la verità e non perché indegno. Credo ci sia molto più di quello che si veda dietro questo fenomeno. C’è un male che sta attaccando la nostra civiltà.
Partiamo anzitutto dal dare una dimensione al fenomeno: analizziamo periodicamente la disinformazione in rete sui vaccini e nell’ultimo rapporto di novembre 2021 le persone che seguono pagine, gruppi o canali a tema vaccini erano oltre 1,2 milioni solo su Facebook e Telegram. Di questi, il 58% segue canali con orientamento NoVax dichiarato: 703 mila utenti. Il sottogruppo di utenti contrari ai vaccini contro il Covid-19 negli ultimi sei mesi è più che raddoppiato (+130%). A dicembre i nostri analisti hanno rintracciato anche 877 mila utenti in pagine, gruppi o canali a tema green pass, il 97% dei quali segue canali con orientamento contrario alla certificazione verde. Oltre 850 mila utenti che si dichiarano contrari al green pass su Facebook o Telegram. Non sono pochi, specie se considerate il sottobosco dei silenti. Abbiamo indagato nel dark web (area a cui si accede con particolari skill) e trovato veri e propri marketplace che vendono “green pass senza punture”. Dietro il pagamento in bitcoin, per una cifra intorno ai 300 dollari un finto green pass in poche ore.
Ragioniamo in modo esteso: nelle campagne per uscire dall’euro, negli attacchi contro alcuni politici, su alcuni temi sociali come l’immigrazione riscontriamo dinamiche similari. I Novax sono solo la più recente espressione di questo male. Quindi la vera causa non è il vaccino. Ho riflettuto a lungo su cosa possa esserci ancora più sotto, quale possa essere il suo motore reale. La mia attuale conclusione è che sia dovuto all’accelerazione esponenziale del nostro mondo. Tutto cambia a ritmi mai sperimentati prima. Solo in comunicazione la gran parte è rimasta indietro con i social e già è pronta la prossima rivoluzione del Metaverso. La finanza è complicatissima e l’uomo comune non ha i mezzi per comprendere che cosa accade. Aumenta il gas e pensa che la colpa sia di Draghi. Il mondo in parole povere è diventato troppo complesso. E lo diventa sempre più.
Ricordiamo che biologicamente siamo gli stessi di quando tiravamo pietre (depilazione definitiva a parte). Ognuno ormai detiene una frazione troppo piccola del sapere complessivo. Detto questo vi sono due possibili esiti, chi si adegua e regge il passo e chi si sente smarrito e impotente. I primi credono nella scienza e studiano con pazienza per colmare le loro necessità cognitive. I secondi vengono relegati sempre più indietro e rifiutano la società, la scienza e le istituzioni.
Quanta accelerazione ancora può reggere l’uomo senza che i nuovi Neanderthal diventino la maggioranza? Siamo forse di fronte ad una evoluzione umana in cui una parte ha la capacità per trascendere allo stadio successivo e una parte no? Che resiste e lotta per fermare tutto. La posta in gioco credo non sia la questione Novax, questa è solo una spia di un male esteso e silenzioso, c’è in gioco il vero futuro della civiltà come la conosciamo.
Chiamata alle armi per psicologi, ingegneri e comunicatori, dobbiamo trovare il modo per includere gli esclusi.
La mia rubrica mensile su Prima Comunicazione: