Le fake news non sono nate oggi, ma è con il digitale che assumono velocità e persistenza. Circolano su diverse piattaforme, possono essere manipolate, hanno un effetto dirompente e persistente. Prima del digitale tutto si riduceva al ‘passaparola’ tra persone; ora, in Rete, tutto esiste nello stesso momento e contribuisce ad alterare la percezione.
Ne abbiamo parlato all’evento conclusivo del premio “Umberto Rosa” di Confindustria Dispositivi Medici, presentando l’analisi Reputation Science sulla disinformazione legata ai dispositivi medici utilizzati durante la pandemia Covid19.
Negli ultimi due anni abbiamo infatti assistito a un boom della disinformazione online, con effetti anche molto concreti sulla nostra società. Un tema che riguarda tutti noi: media, giornalisti, comunicatori, brand e istituzioni. La soluzione al contrasto delle fake news deve partire dalla sinergia di tutti gli attori coinvolti.
Da anni con Reputation Manager studiamo la disinformazione online: come nasce, da cosa è alimentata, quali sono gli attori coinvolti e come si diffonde. In Rete, infatti, non può essere tracciata una linea di demarcazione netta tra vero e falso. Abbiamo invece a che fare con una modulazione della verità, passando per diversi gradi, dalla disinformazione che fa leva sull’emotività e l’ignoranza alla falsificazione attraverso sofisticate tecniche di intelligenza artificiale per manipolare i contenuti e farli apparire come veri. Uno scenario estremamente complesso in cui è essenziale saper discernere tra le varie forme di falso per delineare una soluzione di analisi e contrasto che le comprenda tutte.
L’approccio digitale Fake Content Mitigation serve proprio a questo. La soluzione, già sperimentata dal Ministero della Salute sul tema dei vaccini, si basa su tre punti cardine:
L’intelligenza artificiale stringe rapporti con l'editoria e le testate, assorbendone il punto di vista e perdendo l’imparzialità.
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