“Dove sono i giovani?”, tuonava il generale in capo alla campagna elettorale. Silenzio imbarazzato. Da un angolo del tavolo riunioni arriva una voce incerta: “Su TikTok, signore”. Medita qualche istante (che sarà mai questa nuova onomatopea?) e poi risoluto afferma: “Sbarchiamo su questo TikTok!”. I malcapitati, armati di ordini e di sola buona volontà, si alzano e si preparano all’invasione. Parte così una campagna di conquista tragicomica.
Immagino la sorpresa dei ragazzi che, scorrendo in modo compulsivo tra video assurdi, balletti e meme, subiscono l’imboscata di Berlusconi: “Ciao ragazzi, sono qua!”. In giacca e cravatta alla scrivania e con la solita libreria dietro. Sembra di essere finiti nella tv degli anni Ottanta. La cosa più divertente è che la modalità è talmente inopportuna e fuori contesto che lo fa sembrare come uno sciatore in spiaggia. E tutti si girano a guardare uno sciatore in spiaggia. Ma non sono certamente sguardi di ammirazione quelli che attira. E qui un altro grave errore di questa armata brancaleone: credono di aver colpito nel segno. Questo perché usano metriche televisive e in fondo credono al vecchio adagio del “purché se ne parli”. Spoiler, come si intuiva dallo sciatore non è affatto così.
Andiamo per ordine. Questa terra di conquista in realtà non è stata scoperta dai politici solo oggi, il pioniere è stato Matteo Salvini già a novembre 2019. Una mossa audace e rischiosa: buttarsi su un social al centro delle polemiche per i suoi legami (molto forti) con la Cina, all’epoca dominato da balletti e duetti musicali, con un target demografico giovanissimo. Debutto iniziale con una fredda accoglienza. Ora il profilo del leader della Lega conta 558mila follower. Lungimiranza o bulimia social? Probabilmente un mix delle due. Solo più avanti sono arrivati Giorgia Meloni (120mila) e Giuseppe Conte (293mila). La prima racconta il backstage della campagna elettorale e di recente ha cercato l’exploit con un video di gattini. Il leader cinquestelle invece punta molto sull’emotività, unendo retorica politica, musiche epiche e alcune entrate tipo spot sul red carpet.
Fanno peggio gli ultimi arrivati che, a caccia del voto dei più giovani, hanno inaugurato i propri profili a meno di un mese dalle elezioni con risultati perlopiù posticci: Carlo Calenda a fine agosto, mentre a inizio settembre sono stati inaugurati i profili di Silvio Berlusconi, di Matteo Renzi e del Pd, che ha scelto una comunicazione più corale, ‘nascondendo’ il proprio segretario. I risultati di questa novità sono stati molto diversi tra loro. Nelle prime 24 ore su TikTok, il Pd ha ottenuto 25mila visualizzazioni, Matteo Renzi 900mila, Silvio Berlusconi più di 5 milioni. Guardando ai numeri, il leader di Forza Italia avrebbe la vittoria elettorale in pugno. Peccato che il tenore dei commenti sia tutt’altro che lusinghiero.
Mettiamo a fuoco quattro importanti errori dei debuttanti.
Primo errore: il tono. Si sono posti in modo paternalistico, opportunistico e saccente. Calenda esordisce dicendo che non può dare consigli di makeup perché ha la pancia ed è brutto asserendo implicitamente che in quel canale c’è solo quello. Berlusconi propone barzellette attuando un approccio da ‘Drive in’. Risultato: gli utenti rispondono a modo loro, prendendolo in giro.
Secondo errore: gli obiettivi. Forse non hanno idea di dove si sono infilati. TikTok è di proprietà cinese, una nazione che non brilla per trasparenza e democrazia. Anonymous nel 2020 ha denunciato la pericolosità dell’app definendola un malware del governo cinese. E loro qualcosa ne sanno. Inoltre trabocca di materiale a dir poco discutibile, dalla promozione implicita a siti pornografici, linguaggio in codice che fa riferimento a pratiche borderline, spezzoni di film e serie tv in violazione del copyright.
Terzo errore: le metriche. Scambiano per successo un disastro, semplicemente perché guardano solo il numero di visualizzazioni senza una capacità specialistica di andare a vedere i commenti o il rapporto tra visualizzazioni e interazioni. Anche Gianluca Vacchi, presunto influencer (un giorno faremo chiarezza sul termine, influenza su cosa?) ha una grande audience, ma poi se si entra nel dettaglio dei commenti è una caporetto.
Quarto errore: le funzioni. TikTok ha delle funzioni particolari, tra cui il fatto che in modo nativo consente di rielaborare video e audio: in pratica si può montare il video di Salvini o Letta con la voce di Fantozzi presa dal film. Non voglio dare cattive idee, ma è un rischio da non sottovalutare.
In sintesi: questa invasione di TikTok per il momento mi sembra più una commedia di Alvaro Vitali che un film epico.
L’articolo su Prima Comunicazione:
L’intelligenza artificiale stringe rapporti con l'editoria e le testate, assorbendone il punto di vista e perdendo l’imparzialità.
Reputation Manager è tra le 800 aziende italiane che stanno crescendo maggiormente premiate nella graduatoria “Campioni della Crescita” 2025.
Ho parlato di reputazione e del mio nuovo libro "Ingegneria Reputazionale" con Mario Modica in questa intervista per Spot and…
In questa intervista pubblicata su Economy, ho trattato di reputazione e, specificamente, di ingegneria reputazionale.
Nella Top Manager Reputation di ottobre 2024, Andrea Orcel è in prima posizione, seguito da Pier Silvio Berlusconi e Claudio…
È uscito il mio nuovo libro, "Ingegneria Reputazionale", che tenta di sistematizzare una disciplina che trasforma la reputazione in una…