Recentemente, sono stato intervistato da Donna Moderna e ho avuto occasione di trattare di un tema molto attuale. L’intervista, in particolare, è partita dal caso di Leila, tiktoker 18enne che sulla piattaforma tratta della sua anoressia.
Nel rapporto tra gli utenti e i social, entrano in gioco le dinamiche degli algoritmi di raccomandazione che stanno alla base di ogni piattaforma. Occorre essere un po’ cinici e ricordare che l’algoritmo ha un’unica finalità che è quella di aumentare l’audience ai fini pubblicitari. I social in genere non hanno scopi morali: consentono, è vero, di mettersi in contatto e condividere anche emozioni con amici, parenti e conoscenti, ma devono finanziarsi e lo fanno attraverso le visualizzazioni. Se un contenuto permette di aumentarle, è chiaro che lo proporranno in maniera massiccia e questo spiega perché alcuni temi sia più seguiti di altri.
Non esiste solo un guadagno economico, ma anche uno psicologico. Per il primo occorrono numeri importanti, mentre il secondo è quello più diffuso tra gli utenti comuni: spesso si tratta di persone che conducono una vita frustrante, mentre sui social hanno l’occasione per aumentare la loro visibilità, a volte proprio tramite lo scontro. È quanto accade anche con le campagne d’odio, ad esempio, nei confronti di personaggi istituzionali, come il capo dello Stato.
La mia intervista su Donna Moderna: