La reputazione è un elemento importantissimo nella vita di ognuno di noi, è la vera leva di tutto. Questo vale a maggior ragione per un top manager, la cui percezione rappresenta un asset fondamentale nella sua carriera. Bisogna iniziare a lavorarci, strutturare la propria storia come se fosse un diario di bordo. Dobbiamo cambiare mentalità e avere un progetto preciso per raggiungere strategicamente i nostri obiettivi.
Ciò vale per un personaggio pubblico, ma anche per un privato. Ognuno di noi è un brand e ognuno di noi ha un’immagine, che è la struttura portante delle nostre relazioni, sia professionali che sociali. E la Rete ha cambiato le cose, eliminando il concetto di tempo. Con il digitale, tutto resta, per cui quello che si dice non è più rilevante in relazione a uno specifico momento, ma rimane e diventa un elemento multidimensionale e senza tempo. Spesso, infatti, quando cerchiamo su Google informazioni su qualcosa, non è l’ultima quella che troviamo, ma la più pertinente.
L’ingegneria reputazionale parte da un’analisi approfondita di questa struttura e applica una “ristrutturazione”, basata sempre sulla verità e in linea con gli obiettivi che si intendono raggiungere.
Una fonte di informazioni rilevante all’interno della nostra società è rappresentata oggi da Wikipedia, un’enciclopedia partecipativa, in cui chiunque può contribuire. Ciò significa però che sulla piattaforma esiste una certa plasticità dell’informazione. Un elemento da analizzare e tenere sotto controllo per le sue possibili implicazioni.
Ho parlato di questo e dei progetti di Reputation Manager nel corso di un’intervista nel programma “Il tè delle cinque” su TouchpointNews (Oltre La Media):