La trasmissione di Rai 3 Gocce di Petrolio è venuta a trovarci nei nostri uffici di Milano per parlare di analisi e gestione della reputazione, a partire dal caso Ferragni, raccontando da vicino il lavoro che svolgiamo dal 2004, quando abbiamo intuito che il mondo stava per cambiare: era l’inizio della rivoluzione digitale.
Abbiamo intuito che l’identità digitale sarebbe diventato un tema fondamentale, quindi accanto al nostro io fisico che c’era prima sarebbe nato il nostro io digitale. La reputazione è una sorta di licenza a operare nella società civile. Quando è negativa, funziona da interruttore sociale, in qualche modo la società ci spegne.
La popolarità della Ferragni è intaccata in modo significativo perché ha messo in discussione il valore etico del suo lavoro e le aziende oggi hanno delle regole interne nell’utilizzo dei testimonial e degli influencer: se il soggetto non è più etico non può più essere utilizzato. Chiara Ferragni è un po’ la miccia di un fenomeno molto più grande perché il mondo degli influencer è un mondo senza regole. Noi dobbiamo chiederci: qual è il valore etico che un influencer porta? Cosa sta raccontando? Questo è importante perché stiamo costruendo delle generazioni che non leggono più giornali, non vedono più tv, ma seguono il mondo online e gli influencer stanno diventando degli oggetti educanti della società, per cui è una domanda da porci in modo molto serio.
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