Chiusa l’epoca d’oro del ‘900, il Terzo Millennio e le sue crisi finanziarie avevano messo in discussione i dirigenti d’azienda che ora, complice l’onda lunga del Covid e la digitalizzazione, tornano a diventare figure cruciali per la crescita economica.
Il ruolo del manager è in costante evoluzione, anche da un punto di vista comunicativo. Ne ho parlato questo mese con Economy.
I manager concentrati solo sui conti, chiusi in una torre d’avorio difesa dagli uffici stampa sono ormai un ricordo lontano. Agli executive moderni è richiesto un compito in prima persona, molto più attivo rispetto al passato e su più fronti, da quello aziendale a quello sociale. Molti manager hanno già abbracciato questa prospettiva, altri inseguono.
Negli ultimi sei mesi, ad esempio, il 50% dei contenuti apparsi in rete ruota attorno alla sfera della leadership. In momenti di crisi in cui gli altri punti di riferimento vacillano, i top manager fanno sentire la propria voce anche su tematiche di attualità, sociali e politiche. Si candidano metaforicamente a guidare il Paese: una dinamica che trova espressione principalmente su Twitter, dove i manager possono intervenire nel dibattito pubblico, e su LinkedIn. Alta anche l’attenzione agli Esg, gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Non a caso sempre più top manager si fanno portavoce di valori e desideri di cura del pianeta e delle persone, ma la comunicazione social dei top manager è ancora troppo frammentata. A fronte di dirigenti che utilizzano questi canali, un quarto degli executive attivi in Italia è ancora assente da queste piattaforme.
L’articolo completo e il mio commento su Economy: