Dall’altare alla polvere è un attimo. E al vecchio monito non fa eccezione nemmeno Mrs. “30 milioni di followers”, al secolo Ferragni Chiara da Cremona, da anni incontrastata (e multimilionaria) reginetta delle influencer del globo terracqueo.
Tutta colpa di quei cattivoni dell’Antitrust, l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, che prima di Natale hanno pensato bene di recapitare all’imprenditrice digitale – fino a lì una specie di re Mida in minigonna, capace, a suon di like e di reel su Instagram, di far crescere il suo patrimonio dai 9 milioni di dollari del 2017 ai 40 milioni di euro di oggi – un bel pacco regalo con dentro una sanzione da 1 milione di euro per “pratiche commerciali scorrette”. […]
Ma siamo davvero all’alba di una nuova era su quel pianeta fatto di like, post e sponsorizzazioni a molti zero? Andrea Barchiesi, fondatore di Reputation Manager e tra i massimi esperti in Italia in tema di reputazione digitale e web intelligence, ne è convinto ma con qualche distinguo doveroso.
“La Ferragni è solo l’innesco di un tema che abbiamo da sempre messo in luce, quello dell’aspetto valoriale degli influencer – dice – non conta solo quanto seguito si ha, ma cosa si comunica, che valori si portano nel messaggio e nella società civile. Non parliamo solo di etica, ma di qualità del contenuto, che può essere disvaloriale a vari livelli”.
Ne ho parlato in un’intervista per Economy con Francesco Condoluci.