L’ultimo imperatore

La mia analisi su Prima Comunicazione di agosto 2019.

Con Libra, la nuova criptovaluta di Facebook, Zuckerberg esce dai social e tenta un’azione che rivela ambizioni ben diverse.

Guarda al passato, pensa al presente e vuole rivoluzionare il futuro. Libra, questo il nome scelto da Mark Zuckerberg per la sua nuova moneta virtuale, si appresta a stravolgere gli equilibri attuali dalle fondamenta. A prima vista sembra una delle sue operazioni di sviluppo a cui ci ha abituato, ma guardandola con attenzione è molto di più: un cambio di paradigma con un’audace invasione di campo, quello finanziario. Le conseguenze, in caso di riuscita dell’operazione (non scontata), sono difficili da prevedere in quanto entreremmo in un territorio del tutto inesplorato. Ciò che è certo è che porterebbe un ripensamento completo del sistema dei pagamenti online e dello scambio di denaro. Ma sarebbe solo l’inizio.

IL POTERE DEI DATI

Questi nuovi flussi monetari, frammentati in milioni di microflussi, sfuggirebbero alle logiche nazionali, al controllo delle banche e a quello dei governi. Facebook all’inizio è cresciuto fuori dal radar dei regolatori, dei politici e delle nazioni, sottovalutato ed etichettato come un sito di svago, e ha in qualche modo colto tutti di sorpresa quando ne hanno realizzato, tardivamente, il potere. Il potere dei dati, di sapere cosa ognuno pensa, di decidere cosa potrà leggere e volendo di orientarne le scelte. Questa volta però nessuno ha preso sottogamba la questione.

TUTTI CONTRO ZUCKERBERG

L’intero progetto infatti è stato fin da subito oggetto di preoccupazione da parte di esponenti politici, istituzioni finanziarie, analisti e stampa di settore. Al recente summit Gl a Chantilly i ministri delle Finanze hanno sollevato perplessità sulla nuova moneta di Facebook (c’è “preoccupazione generale” , ha detto Giovanni Tria). Qualche giorno prima, alla commissione bancaria del Senato Usa era andato in scena un durissimo confronto tra David Marcus, capo del progetto che gestisce Libra, e i senatori americani. Questi non avevano mancato di sottolineare come senza un controllo delle banche centrali Libra potrebbe diventare “un problema di sicurezza nazionale”. Sul fronte della carta stampata, l’Economist ha parlato di “ambizioni im periali” di Zuckerberg, mentre altri temono la fondazione di una “monarchia digitale, fondata sul potere dei dati”.

UN SISTEMA INTEGRATO

Eppure di Libra si vocifera ormai da tempo, da quando, nel 2014, l’allora ceo di PayPal David Marcus venne assunto da Zuckerberg con il preciso compito di realizzare una moneta virtuale. Sulla scorta di quanto era già possibile fare con il servizio Pay di WeChat, il concorrente cinese di WhatsApp, il fondatore di Facebook aveva percepito l’esigenza di integrare nelle proprie piattaforme un sistema di pagamento e di invio di denaro. Ma, a differenza dell’omologo cinese, che chiede agli utenti di collegare l’app al proprio conto bancario, Libra bypassa il sistema bancario tradizionale dotandosi di una propria infrastruttura finanziaria supportata dal sistema della blockchain, sul quale la valuta si appoggia. La Cina non poteva spingersi fino a questo punto per ragioni politiche.

GLI UNBANKED

Libra è una moneta interamente digitale, però garantita e resa stabile – a differenza di quanto avviene, per esempio, per i bitcoin – da un paniere delle principali valute mondiali (dollaro, euro, yen). Un animale del tutto nuovo. L’intuizione di Zuckerberg è legittimata da alcuni dati molto significativi: 1,7 miliardi di persone, il 31% della popolazione mondiale, sono privi di un conto in banca ma in possesso di uno smartphone. È agli unbanked che punta Zuckerberg con la sua nuova moneta, a quel terzo di mondo escluso dal sistema bancario. Sa bene comunque che non sarà facile e si è preparato a lungo prima di fare questa mossa, conosce la posta in gioco e il discredito che la sua azienda gode sul terreno della privacy degli utenti (“I know that we don’t exactly have the strongest reputation on privacy right now”, ha dichiarato, sorridendo, lo scorso 30 aprile durante l’F8, la conferenza annuale degli sviluppatori di Facebook).

GLI IMPATTI FUTURI

Quello che accadrà in pratica è legare strutturalmente il contenuto al sistema di pagamento: tutto ciò avrà impatti importanti anche nella comunicazione già duramente provata dalla rivoluzione digitale tutt’altro che assorbita, nell’e-commerce e nella pubblicità. A pensarci bene questa nuova mossa potrebbe essere rivelatrice di un piano ancora più audace. Facebook ha circa 2,38 miliardi di utenti attivi. Un popolo. Se fosse una nazione sarebbe la più grande al mondo. Ha le sue regole in base a cui puoi essere espulso o sospeso, un sistema di norme su ciò che è appropriato, su ciò che è lecito come codice di leggi. Ora vuole dotarsi di una moneta propria. Una valuta. Quello che si sta costruendo è un impero, molto diverso dai precedenti, multietnico, dai confini invisibili, che scorre sopra le nazioni e ne influenza i destini.